LA PASSIONE DEL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO,E LA SUA SOFFERENZA, DAL GETSEMANI ALLA SUA MORTE SULLA CROCE DESCRITTA DA UN MEDICO.

«Gesù entrato in agonia nell’orto del Getsemani – scrive l’evangelista Luca – pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra ».

Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione di un clinico.

Il sudar sangue, o ematoidròsi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l’angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiacciato Gesù.

Questa tensione estrema produce la rottura delle finissime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudoripare… Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il corpo fino a terra.

Conosciamo la farsa di processo imbastito dal Sinedrio ebraico, l’invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù.

La flagellazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono fissate due palle di piombo o degli ossicini. la maggior parte delle sferzate è sulle  spalle, sulla schiena, sulla regione lombare e anche sul petto.

 

I carnefici devono essere stati due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura.

Colpiscono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si lacera e si spacca; il sangue zampilla.

A ogni colpo il corpo di Gesù trasale in un soprassalto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudor freddo gli imperla la fronte, la testa gli gira in una vertigine di nausea, brividi gli corrono lungo la schiena.

Poi lo scherno dell’incoronazione. Con lunghe spine, più dure di quelle dell’acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di casco e glielo applicano sul capo.

Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo fanno sanguinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio capelluto).

Pilato, dopo aver mostrato quello straccio d’uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione.

Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio orizzontale della croce;Dovrebbe  pesare una cinquantina di chili. Il palo verticale è già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo irregolare cosparso di ciottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso, fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un piede dopo l’altro; spesso cade sulle ginocchia.

E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli scortica il dorso.

Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I carnefici spogliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e il toglierla è semplicemente atroce.

Non avete mai staccato la garza di medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa prova che richiede talvolta l’anestesia generale? Potete allora rendervi conto di che si tratta.

Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo scoperto nelle piaghe. I carnefici danno uno strappo violento.

Come mai quel dolore atroce non provoca una sincope?

Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso sul dorso. Le sue piaghe s’incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono sul braccio orizzontale della croce.

Gli aguzzini prendono le misure. Un giro di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l’orribile supplizio ha inizio.

Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo pianta e lo ribatte saldamente sul legno.

Gesù deve avere spaventosamente contratto il viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento violento, si è messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso.

Si può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quello dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. 

Di solito provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no.

Almeno il nervo fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il nervo è stato distrutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante.

Un supplizio che durerà tre ore.

Anche per l’altro braccio si ripetono gli stessi gesti, gli stessi dolori.

Il carnefice e il suo aiutante impugnano le estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi; quindi facendolo camminare all’indietro, lo addossano al palo verticale. Poi rapidamente incastrano il braccio orizzontale della croce sul palo verticale.

 

Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno lacerato il cranio.

La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno.

Ogni volta che Gesù solleva la testa, riprendono le fitte acutissime.

Gli inchiodano i piedi.

È mezzogiorno. Gesù ha sete.

Non ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente.

I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire.

Ha sete. Li c’era  un vaso pieno d´aceto; i soldati dunque, posta in cima a un ramo d´issopo una spugna piena d´aceto, gliel´accostarono alla bocca.

Ma questo non è che l’inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia si irrigidiscono in una contrazione che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita si incurvano. Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi rigidi; le dita dei piedi si incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano, in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenticare. È ciò che i medici chiamano tetania, quando i crampi si generalizzano: i muscoli dell’addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli del collo e quelli respiratori.

Il respiro si è fatto a poco a poco più corto.

L’aria entra con un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l’apice dei polmoni. Ila sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e infine nel cianotico.

Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni, gonfi d’aria non possono più svuotarsi.

La fronte è imperlata di sudore, gli occhi gli escono fuori dall’orbita. Che dolori atroci devono aver martellato il suo cranio!

Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo sovrumano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi forza, a piccoli colpi, si tira su, alleggerendo la trazione delle braccia. I muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda, i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo.

Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole parlare: « Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno ».

Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l’asfissia riprende.

Ogni volta che  Gesù parlava, doveva sollevarsi, tenendosi ritto sui chiodi dei piedi… Un dolore inimmaginabile!

Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi, l’asfissia, le vibrazioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un lamento.

Ma il Padre (ed é l’ultima prova) sembra averlo abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Ai piedi della croce stava la madre di Gesù. Potete immaginare lo strazio di quella donna?

E a gran voce dice ancora: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito ».

Gesù dà un grido: « Tutto è compiuto ».

E muore.

(Fonte Internet)


LA PASSIONE DEL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO,E LA SUA SOFFERENZA, DAL GETSEMANI ALLA SUA MORTE SULLA CROCE DESCRITTA DA UN MEDICO.ultima modifica: 2012-03-31T23:06:00+02:00da losermanu
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